Prof. Dr. Robert Fajen

L’amore sotto osservazione: Goldoni e il problema del cicisbeismo

L’eros trionfa nel teatro di Carlo Goldoni? La risposta a questa domanda non può essere che ambigua, poiché i suoi testi sono caratterizzati da una strana contraddizione. Da un lato, naturalmente, l’autore veneziano non elude il tema dei rapporti sentimentali tra uomini e donne: sarebbe assurdo affermare che i loro amori, le loro gelosie e i loro desideri non siano un ingrediente importante di molte delle sue commedie (non di tutte, comunque, e questo mi sembra già un dato assai indicativo). Dall’altra parte, però, colpisce lo sguardo disincantato e distaccato con cui Goldoni raffigura il tema dell’amore che, in questo modo, appare spesso come disprezzato e talvolta persino denigrato. L’amore, nelle sue commedie, non è quasi mai passione profonda, quasi mai desiderio esclusivo, quasi mai interiorità vera e naturale, ma piuttosto capriccio passeggero, piacere promiscuo oppure semplice effetto di retorica. Ma c’è di più: l’amore goldoniano è innanzitutto sempre sociale, o, per essere più precisi, oggetto dell’osservazione sociale. Non si ama se non si è guardati e giudicati da altri – ogni azione, ogni parola, ogni gesto si deve sottomettere a questo sguardo estraneo ed estraniante. Nel mio intervento vorrei dimostrare come la rappresentazione di un fenomeno-chiave del Settecento italiano (e veneziano), il cicisbeismo, possa aiutare a capire meglio le ambiguità dell’amore che Goldoni mette in scena nelle sue commedie.