Dante Alighieri (ca. 1303): De vulgari eloquentia. Liber primus,
iv
- zit. nach:
- Alighieri, Dante (ca. 1303/1990): De vulgari eloquentia
(Traduzione e saggi introduttivi di Claudio Marazzini e Concetto Del Popolo).
Milano: Mondadori.
Secundum quidem quod in principio Genesis loquitur, ubi de
primordio mundi Sacratissima Scriptura pertractat, mulierem invenitur ante
omnes fuissse locutam, scilicet presumptuosissimam Evam, cum dyabolo
sciscitanti respondit: «De fructu lignorum que sunt in paradiso vescimur;
de fructu vero ligni quod est in medio paradisi precepit nobis Deus ne
comederemus nec tangeremus, ne forte moriamur». Sed quamquam mulier in
scriptis prius inveniatur locuta, rationabilius tamen est ut hominem prius
locutum fuisse credamus, et inconvenienter putatur tam egregium humani generis
actum non prius a viro quam a femina profluxisse. Rationabiliter ergo credimus
ipsi Ade prius datum fuisse loqui ab Eo qui statim ipsum plasmaverat. (p. 12,
14).
Secondo quanto dice la Genesi all'inizio1, dove la Santissima Scrittura parla dell'origine del
mondo, risulta che a parlare prima di tutti fu una donna. Fu la
presuntuosissima Eva, la quale rispose al diavolo che la interrogava:
«Noi possiamo mangiare del frutto degli alberi del Paradiso. Ma del
frutto dell'albero ch'è in mezzo del Paradiso, Iddio ha detto: Non ne
mangiate, e non lo toccate, ché non abbiate a morire».
Benché nelle Scritture si trovi che per prima parlò la donna,
tuttavia è più ragionevole credere che fu l'uomo il primo a
parlare. È sconveniente pensare che un atto tanto importante del genere
umano sia stato compiuto da una donna piuttosto che da un uomo. Si può
perciò ragionevolmente credere che allo stesso Adamo fosse stato
concesso di parlare da Colui che l'aveva appena plasmato. (p. 13,
15).
1 Cfr. Genesi, 3, 2-3. In
realtà, prima di Eva, stando alla Bibbia, Dio stesso aveva più
volte parlato, ed anche Adamo, sia quando diede nome agli animali
(Genesi, 2, 19-20), sia quando, vista Eva, disse: «Questa ora
è osso delle mie ossa e carne della mia carne». Dante, ricordando
Eva, accenna ad un vero dialogo, più che ad un semplice "dire"; infatti
il parlare di Eva è introdotto da respondit, mentre prima era
scritto soltanto dixit. Non di semplice antifemminismo si tratta, dunque: Dante
trova ripugnante il primo dialogo tra la donna e il diavolo (il male) e
preferisce pensare ad un dialogo tra Adamo e Dio (il bene). (p.
132).