02/01/1994
Autore: Annunziata Lucia
Pag. 23
Argomento: donne, emancipazione
Personaggi: Wolf Naomi
Localita': Estero / Usa

Femminismo Usa: il potere e' mio e lo gestisco io

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TENDENZE In America risorge il movimento delle donne, ma e' molto
cambiato. Come la "regina" della Casa Bianca, anche le altre puntano
in alto
TITOLO:
Femminismo Usa: il potere e' mio e lo gestisco io
Successo, sex appeal, foto d'autore, Tv. Le nuove "armi" di Hillary,
Camille, Naomi
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C'NEW YORK
era una volta l'autrice femminista. Essa era democratica per
definizione (cos'altro era, dopotutto, il femminismo?) e facilmente
avvicinabile (l'idea di controllo dell'accesso non era solo un'altra
delle pratiche del piramidale mondo maschile?). I suoi scritti si
diffondevano attraverso quell'indefinibile ma efficace circuito che
e' l'opinione delle donne, e la sua voce si ascoltava, per rigorosa
scelta intellettuale, soltanto nei piu' austeri luoghi di dibattito.
Dite pure addio a questa autrice. Dalle polveri dell'umile
sorella democratica avanza adesso u
na nuova figura di leader femminista, una moderna Amazzone che
ascende immediatamente nel mondo delle celebrita'. Con tutti i
necessari annessi di questo status: il tailleur rosso (colore
amatissimo dal potere americano per il suo imperiale tono e la sua
fotogenia in televisione), le interviste alla Cnn, le foto su
settimanali di prestigio, firmate Scavullo (il fotografo delle
modelle) o Annie Leibovitz (la fotografa dei divi).
Femministe che, in un Paese in cui addirittura il numero di
telefono della Cia e' sull'elenco telefonico (e' 703 482 1100),
obbligano gli aspiranti intervistatori a pratiche altamente
criticate in altre circostanze (ad esempio nell'Iraq di Saddam
Hussein) come lesive della liberta' di stampa: infatti ora le
autrici femministe vanno contattate presso le proprie case editrici,
attraverso un agente che ne gestisce le interviste, e la richiesta
deve essere accompagnata via fax dalla lista delle domande.
Le risposte, poi, a questi fax vanno dallo zero (nessuno si fa
vivo) al fantastico: l'agente di Betty Friedan esige che si legga
prima il libro e definisce anche il tempo necessario per farlo ("Due
mesi"), mentre l'agente di Naomi Wolf e' rappresentato a sua volta
da un altro agente. Ovviamente, pero', quando fra un po' di mesi
l'edizione in italiano del libro della tale autrice stara' per
uscire, arriveranno cinguettanti telefonate da questi stessi agenti
per ora silenziosi. Il mercato e' mercato, no?
Generalizzazioni? Forse. Negli anfratti delle universita'
americane, di donne che si attengono alle vecchie regole
probabilmente ce ne sono ancora.
Ma e' inutile chiudere gli occhi davanti a una delle piu'
straordinarie trasformazioni in corso fra le donne d'America: il
femminismo e' ritornato hot, di scottante attualita', e lo e'
soprattutto perche' e' emersa una nuova leadership di donne che
sanno e vogliono (e amano) usare tutto il glamour e i vantaggi della
comunicazione di massa, del sistema che fa di un semplice autore una
celebrita'.
La prova di questa vitalita' e mutamento insieme e' la storia
dell'anno appena trascorso, per molti versi una pietra miliare per
le donne americane, denso com'e' stato di dibattiti, di libri
provocatorii e nuovi personaggi.
E' stato, per cominciare, l'anno della prima femminista alla
Casa Bianca, Hillary Clinton, ma e' stato anche l'anno di Katie
Roiphe, una ventenne che da Harvard ha dato in Il mattino dopo un
vigoroso colpo di piccone ai luoghi comuni del femminismo, definendo
esagerate tutte le denunce sulla violenza sessuale.
Sull'altro capo della scala di eta', la madre di tutto il
femminismo, Betty Friedan, ha prodotto un grande tomo, The Fountain
of Age, la fontana dell'eta', in cui rivendica la forza della
vecchiaia contro tutte le teorie lamentose sulla menopausa; mentre
su un altro capo ancora, questo pero' sulla scala dei valori, e'
venuta affermandosi la stella di Naomi Wolf, ex accusatrice del mito
della bellezza come strumento della schiavitu' delle donne, tornata
in campo con Fire with Fire, fuoco con fuoco, libro in cui invi
ta le donne a reimpossessarsi del proprio sex appeal e definisce
il corpo dell'uomo come "la mia patria".
Contro molte di loro,
e in particolare Naomi Wolf, si e' alzata, infine, coi toni di un
coro greco, l'invettiva di Camille Paglia che, nel 1993, ha
definitivamente consumato il suo rapporto con la maggior parte del
mondo femminile americano.
Eppure, nulla di tutto questo vigore innovativo sarebbe quello
che e' se non fosse avvenuto nei modi che si diceva: trasmesso
praticamente in diretta via stampa o in televisione, pubblicizzato
con colazioni alla moda, a New York, assorbito e digerito
dall'industria pubblicitaria di Madison Avenue, diffuso nel Paese
con popolari giri di presentazione e immediatamente trasformato in
soldi liquidi con il successo dell'ingresso nella lista dei best
seller.
Le foto su Vogue di Hillary Clinton non sono, in questo senso,
una curiosita', ma solo un "cosi' fan tutte", laddove la vecchia
idea della solidarieta' fra donne si trasforma in un grande giro di
promozione in cui la celebrita' di una moltiplica quella dell'altra:
Hillary va su Vogue fotografata dalla Leibovitz che e' la fotografa
di Tina Brown, direttrice del New Yorker, che viene nominata
"direttore dell'anno" dal New York Times, mentre Newsweek rende
celebre Kathie Roiphe, e Camille Paglia cavalca Mtv via Madonna: e
tutte, a loro volta, devono sottostare alla femminista con la
miglior posizione sociale, i maggiori agganci politici e la piu'
bella faccia, Naomi Wolf, famosa di suo, e, dall'i
nizio dell'amministrazione Clinton, trasferitasi a Washington
(con marito) dove e' l'apologeta ufficiale di Hillary. Chiusura del
cerchio.
Ma su Naomi Wolf val la pena di fermarsi un attimo di piu'. Se
c'e', infatti, una donna che oggi rappresenta il nuovo trend nella
leadership femminista (ma scappa sempre da dire "femminile" quando
si parla della Wolf) e' lei, che infatti viene indicata come l'erede
di Gloria Steinem, la scrittrice e militante forse piu' popolare
negli Stati Uniti.
Nella biografia della Wolf ci sono tutti gli elementi per capire
da dove nasce il nuovo femminismo. Nasce, intanto, dentro la cultura
degli anni Sessanta, e dentro tutto quel network di relazioni e
giusti contatti che questi anni Sessanta hanno creato.
Figlia di una coppia di intellettuali hippies californiani, lui
professore, lei psicoanalista, con zii e fratelli nell'industria
della comunicazione, la Wolf procede sul giusto itinerario previsto
in questa societa' per ragazzi come lei: vacanze in Europa in
pullmino, universita' a Yale, la prestigiosa borsa di studio Rodhes,
la stessa vinta da Clinton, che la porta all'Universita' di Oxford.
Il suo primo libro, Il mito della bellezza, ha un immediato
successo, grazie anche a un paradosso: la trentenne Naomi Wolf e'
infatti bellissima, perfetta dunque per gli anni Ottanta, affamati
di belle immagini di successo.
Negli anni Novanta, questo successo, i cui semi sono gia' stati
gettati, arriva al suo culmine e non solo grazie al nuovo libro, ma
al percorso che la Wolf, nel frattempo, ha compiuto: il passaggio
dal femminismo tradizionale al femminismo dell'immaginario
televisivo, popolare nel messaggio e molto piu' conservatore nei
contenuti.
Voce soffice, occhioni spalancati, perfetto abbigliamento (la
Camille Paglia, che la detesta, la chiama "una piccolo borghese anni
Cinquanta"), Naomi nel frattempo si e' sposata "in bianco" con un
famoso giornalista, David Shipley, direttore del settimanale
politico conservatore New Republic, si fa fotografare per il suo
nuovo libro da Scavullo, racconta in pubblico, sull'austero New
Republic per l'appunto, la perdita della sua verginita' a quindici
anni, solleva il tema di perche' mai alle donne non vengano fatti
scrivere editoriali,
e prontamente si sposta nella nuova capitale del potere
americano, Washington.
La parola "potere" e' centrale nel nuovo libro della Wolf: il
suo Fire with Fire e' un invito al
le donne a riprendersi
la propria femminilita' (morta e' la contestazione della
schiavitu' della bellezza) e insieme saper gestire la forza
acquisita in tutti i campi. E, in realta', proprio il termine
"potere" e' la chiave per capire questo nuovo trend nel mondo delle
donne americane. Arrivate ad averne quanto mai prima, per la prima
volta esse devono ora uscire allo scoperto e misurarsi con il mondo
quale e': dall'industria culturale al successo, alla Presidenza.
Sperando che non diventino delle Mariantoniette.
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